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29 dicembre 2008

FISI buone idee per un 2009 migliore



FISI una federazione che sembra prendere una strada tanto innovativa quanto corretta.
Per chi non sapesse, il presidente Morzenti ha chiesto agli atleti di contribuire alle spesse federali con una percentuale dei loro introiti da sponsor personali creando un putiferio visto che gli atleti si vedrebbero decurtato il loro guadagno da più fronti (procuratori, federazione, tasse).
In realtà, sebbene spiaccia vedere atleti così bravi guadagnare meno perché comunque meriterebbero di più, è anche vero che la struttura tecnica,di cui si avvalgono gli atleti, è pagata dalla federazione e che quindi alla fine dei conti a pagare molte spese è la FISI.
Va aggiunto,poi , che sui diritti di immagine non è una via nuova in assoluto, negli sport come il calcio è prassi, per cui nulla di scandaloso, anzi la via giusta da percorrere in anni di crisi.
Unico appunto il fatto che le tute dei nostri atleti non siano tutte uguali ma mischiate tra la collezione dell’anno passto e quella di quest’anno creando confusione e generando poca appettibilità a possibili sponsor.
Infine giusto cercare di monetizzare anche i diritti tv, il presidente Morzenti è sulla strada giusta, auguri di buon lavoro.

20 novembre 2008

La ricerca di nuovi mercati pone seri problemi su cui interrrogarsi (mentre in tv lo sport non è di esempio)


Qualche giorno fa leggendo un giornale di sci mi è balzato agli occhi un articolo davvero interessante che parlava di Sochi 2014.
Non credo siano molti quelli che sanno dove sia, ebbene il giornalista giustamente segnalava che è una città al confine con la Georgia tanto che una delle piste che verranno usate per la discesa ha la vetta in Georgia e il resto della pista in Russia.
Inutile dire che con la scusa dei giochi verranno messe stazioni missilistiche nella zona e ciò rischia di essere un motivo di ulteriore tensione tra i due Stati.
Tutto questo sta a segnalare una tendenza ormai acclarata nella assegnazione dei grandi eventi sportivi: la ricerca di nuovi mercati e l’assegnazione ai Paesi che dal punto di vista economico sono emergenti.
Non a caso le olimpiadi estive sono state fatte a Pechino, per la cronaca ora è tornato tutto come prima a livello di diritti umani, i futuri europei di calcio si svolgeranno in Polonia ed Ukraina (ma quest’ultima rischi di far saltare tutto per inadempimenti), i mondiali di calcio in SudAfrica (con problemi simili all’Ukraina) e poi la già citata Sochi con i suoi venti di guerra fredda.
Nulla da dire se è questo lo sport che vogliamo se è questo l’insegnamento che lo sport deve dare, ma è questo o c’è di meglio?




Sempre riguardo agli insegnamenti dello sport professionistico segnalo un qualcosa di altamente diseducativo accaduto nel dorato mondo del calcio: il litigio tra Zenga e Variale due persone che data l’ora e lo share dovrebbero essere di esempio ai giovani per contegno invece….

14 novembre 2008

FISI & FIR errare è umano, ma non perseverate!




Chi non fa non falla dice un proverbio per cui innanzitutto brave le due federazioni a smuovere l’Italia e l’attenzione degli italiani.

Ma qualche errore un po grossolano è stato fatto. Capita, e qui vogliamo semplicemente provare a fare una discussione costruttiva.

Per prima cosa partiamo dalla novità del tesseramento FISI aperto a tutti gli sciatori, bella l’idea ma se si va negli uffici federali non ci si può tesserare in quanto è possibile farlo solo presso gli sciclub associati FISI.
Capite che ha poco senso una cosa del genere in quanto si perde la possibilità di emettere un numero di tessere importante. Speriamo sia un problema che trovi una soluzione in corsa o in futuro.

Arriviamo quindi a parlare della FIR. La federugby ha fatto davvero un ottimo lavoro nella creazione e nello sviluppo di questo sport a livello nazionale, ma inevitabilmente qualche errore sta venendo fuori e riguarda i test match in corso in queste settimane.
A Padova il famoso terzo tempo è stato dato in gestione al Padova calcio, ora non so se vada letto in una politica di dare e avere (visto che lo stadio è quello solitamente usato per il calcio), ma il terzo tempo avrebbe dovuto essere dato in gestione alle società di rugby padovane (tra le più importanti in Italia) ovvero Petrarca e Cus Padova, su tutte.
Oltre a questo la gestione sponsor per i test-match è stata troppo accentrata e gli sponsor dei comitati locali un po ovunque hanno problemi di visibilità, ma anche solo biglietti, a coloro che sostengono l’attività locale e che in fin dei conti riempiono lo stadio con i loro tifosi e dovranno affrontare il dopo test-match con auspicati ritorni d’immagine e tesserati.
Altrimenti è tutto circoscritto alla partita della nazionale e di ritoni non ve ne saranno.
In entrambi i casi la soluzione è una sola: più libertà dunque ai comitati locali.

7 novembre 2008

Sport di vertice: essere o apparire(in TV)?




Di recente ho letto un articolo su una rivista che mi ha fatto davvero pensare.
Il giornalista sostiene che ormai lo sport sia in preda così tanto alla tv da modificare le regole per rendere lo sport esclusivamente più televisivo.
Effettivamente a ben vedere sembra proprio così; il volley ha velocizzato i set, così come il tennis, la Formula1 tenta di spettacolarizzare sempre di più le corse, il calcio cerca di dare certezza alle decisioni arbitrali per evitare le polemiche di stile “biscardiano”, il rugby sta aggiornandosi ora per rendere tutto più spettacolare.
Insomma lo sport di vertice si allontana sempre più dai valori di partenza diventando uno show bello a vedersi e appetibile per il denaro degli sponsor.
La cosa di per sé non è negativa, ma i rischi ci sono e non è saggio nasconderli sotto lo zerbino.
Parliamo di doping scegliete voi l’atleta e lo sport di vertice, ricordiamo poi anche la Mclaren dell’anno passato e le controversie legali con la Ferrari, in entrambi i casi “vincere è tutto”. Assenza totale di valori appunto.
Parliamo anche di trasformare lo sport in una arena dove i gladiatori romani sono ora degli atleti alcuni dei quali anche ben pagati, ma gli incidenti per eccessiva spettacolarizzazione ci sono e allora bisogna stare attenti a non varcare quel limite. Meglio meno spettacolo e più integrità morale e fisica , che bel messaggio da comunicare mentre tutti si lamentano dei disvalori. Quale sport se ne farà carico?

31 ottobre 2008

Elezioni federali: la giusta scelta


In questo periodo, sia a livello regionale, sia a livello nazionale, si stanno rinnovando le cariche federali.
Come spesso ho fatto tramite miei interventi, vorrei sottolineare ancora l'importanza di scegliere uomini capaci che portino novità e freschezza allo sport italiano.
C'è da dire che a livello nazionale sarà importante anche l'impatto politico della persona eletta e su questo non c'è dubbio, ma lo sport italiano merita persone competenti, preparate e che sappiano leggere il presente in vista del futuro e non solo tramite le passate esperienze.
Come quando su un campo da golf si sceglie la mazza giusta che ci porti il più vicino possibile al nostro obiettivo: la buca.

23 ottobre 2008

il corporate blogging e lo sport


Di seguito un bellissimo post dal blog di ibloom, ringrazio subito Lucia Taras per aver permesso la pubblicazione. Al fondo farò due piccole riflessioni legato al mondo dello sport.
"Le aziende che desiderano sviluppare relazioni con clienti, partners o future risorse stanno sempre più esplorando nuove strade: dalla brochure patinata e dal sito vetrina (che presentano un mondo ideale ma poco coinvolgente per un pubblico alla ricerca di trasparenza e autenticità) si sta arrivando all’era della conversazione, che rende il lettore un partner nello scambio di informazioni.
Il blog aziendale è una di queste nuove strade: un canale a flusso continuo tra l’impresa, i suoi dirigenti, il contesto, il mercato.
Le imprese italiane, a differenza delle loro cugine anglosassoni, mancano di blog.
Rare sono ancora le aziende che hanno fatto il passo del Web 2.0: magari ci riflettono ma non sanno come agire, su quali soggetti bloggare e, soprattutto, come fidelizzare i lettori.
Per aiutare l’approccio a questa nuova forma di comunicazione, ecco alcuni punti essenziali su cui riflettere prima di inziare l’avventura.

I contenuti : un blog si valuta innanzi tutto per la ricchezza e la pertinenza dei suoi contenuti: sono questi a decretarne il successo e la longevità.

La regolarità: un blog deve essere costantemente alimentato e aggiornato, per crearsi un pubblico di lettori e fidelizzarlo: non c’è niente di più triste di un blog lasciato all’abbandono.

L’ergonomia: un blog esiste solo per essere letto. L’utilizzo di tecnologie, per quanto impressionanti queste siano, non è coerente con questo obiettivo se, per poter leggere qualche riga di testo, si obbligano i lettori ad installare plug-ins e riaprire browsers. Un blog dovrebbe potersi leggere senza problemi su un qualsiasi cellulare.

La visibilità: non serve a niente fare un blog se questo poi resta nascosto. Deve essere di immediato accesso da tutte le risorse dell’azienda e in particolare dal suo sito istituzionale. Certo l’ideale sarebbe che fosse anche ben indicizzato ed apparisse nei principali motori di ricerca.

La reattività: il minimo che possa fare l’amministratore di un blog è rispondere prontamente ai commenti lasciati dai visitatori. I messaggi lasciati in sospeso per più giorni riducono l’interattività degli scambi tra l’azienda ed i suoi lettori.

L’integrazione della comunicazione: è importante che il blog si integri nella comunicazione globale dell’azienda e, in particolare nella sua comunicazione web.

La qualità della redazione dei contenuti: i blogs sono come gli esseri umani e c’è chi riesce meglio di altri a trasmettere messaggi in modo efficace. Questo, unito alla capacità di stimolare commenti, è determinante per la riuscita di un blog aziendale.

La trasparenza: non ci si dice proprio tutto tutto in un blog, ma è importante che siano abbordati anche argomenti spinosi, che si possa gioire per un buon risultato o imbestialirsi per una cocente sconfitta. Insomma, si deve uscire dal discorso meramente istituzionale, altrimenti la mancanza di interesse è garantita.

Agganciandomi a quest’ultimo punto, mi sorge spontanea una domanda: come dovrebbe essere un blog aziendale perchè io lo leggessi, ammesso che l’argomento mi interessi?
Un blog è prima di tutto una conversazione: non credo mi interesserebbe parlare con un marchio, o con un reparto marketing, o con un reparto risorse umane.Vorrei nomi e cognomi, un foto, pagine ‘about’, vorrei leggere articoli con un taglio personale dove mi vengono descritti prodotti e servizi senza enfasi o linguaggio paludato, vorrei passione e coinvolgimento, vorrei avere davvero la sensazione che ci sia “sporcando le mani” per riuscire a trasmettere qualcosa che si reputa importante, che si desideri davvero conquistare la mia fiducia.

Il ritorno di un blog aziendale è essenzialmente di immagine: occorrono mesi se non anni per raccoglierne i frutti, ee il processo è lungo e non è facile.
Sappiate però che non c’è altro un modo più semplice o immediato: chi inizia oggi si troverà di certo avvantaggiato domani, a suo agio in un contesto dal quale non si potrà più prescindere.
Ok, detto tutto questo: quanti blog di aziende italiane sto leggendo attualmente? nessuno… "
E lo sport italiano come è messo? Eppure di forum in cui si parla di sport ce ne sono parecchi ma nessuno aperto da squadre e federazioni.
Come si può pretendere di comprendere i propri clienti/tifosi se non li si ascolta?

10 ottobre 2008


Partiamo da due notizie prese da sporteconomy.it :
1.In una recente intervista con i media economici Adriano Galliani (vice-presidente dell'A.c. Milan) ha dichiarato di essere molto preoccupato per quanto sta avvenendo sulle Borse mondiali: "La crisi finanziaria mondiale avrà ripercussioni su tutto. Mi preoccupa molto...Sono preoccupato per sponsorizzazioni e abbonamenti alla pay tv.
2.L'ultima notizia allarmante arriva dall'Inghilterra, dove ieri alla Borsa di Londra il titolo RBS (Royal Bank of Scotland), ha perso il 39% della propria capitalizzazione, da 5.70 sterline (valore di un anno fa) a 0.90 attuali. Una debàcle che potrebbe avere forti ripercussioni negli investimenti sponsorizzativi del gigante bancario.
E' evidente che il momento non è ottimale per cercare denaro nelle aziende affinchè finanzino attività sportive.
In tutto questo turbinio di pessimismo un lume di speranza c'è: che i dirigenti sportivi capiscano che è ora di smetterla gestire in modo approssimativo le proprie associazioni, pena la lenta, ma inesorabile scomparsa.
Nell'ambito dei finanziamenti resta per lo più una fonte che è la P.A. sia a livello nazionale, sia a livello internazionale.
Per poter attingere a questi finanziamenti bisogna avere un pizzico di fantasia e una programmazione attenta delle tempistiche consci che la P.A. è lenta ad ogni livello ed il denaro probabilmente dovrà essere anticipato.

6 ottobre 2008

Le buone iniziative sono premianti


Il guru del marketing Kotler una volta disse: "Se fai qualcosa e non lo comunichi non hai fatto nulla".
Aveva ragione.
Vi vorrei infatti raccontare di come un'iniziativa apparentemente innoqua e locale sta prendendo il suo spazio nella comunicazione sportiva.
Si tratta del progetto quaderni FIR Piemonte da me gestito e progettato.
Per i dettagli vi invito a visionare l'articolo riportato qui
Come potete leggere nulla di trascendentale, un messagio chiaro, una modalità specifica di veicolare il messaggio e un target preciso a cui veicolarlo.
Se poi si riescono a trovari finanziamenti in progetti della P.A. (che vuole dire anche Europa!) ovviamente tanto meglio.
E poi...poi la comunicazione, i giusti contatti, le mail inviate ai giornali che più probabilmente sono interessati alla notizia.
Ecco quindi la notizia presente nel numero di Allrugby di novembre (ho sbagliato dicendo altrove che saremmo apparsi sul numero di ottobre) e il 2ottobre il lancio della notizia su Sporteconomy.it uno dei giornali on-line più prestigiosi per lo sport business italiano.
Per un'iniziativa apparentemente locale sono risultati assai importanti anche perchè alla prima edizione, in un mondo (quello sportivo) che non riesce a dare visibilità ai piccoli non era facile.

29 settembre 2008

I Falchi della stampa: come tutelarsi



Sarà l’ambiente che c’è attorno alle società sportive (l’assenza di una struttura direttiva di tipo aziendale),
sarà l’impossibilità di potersi permettere grandi sforzi economici per migliorare la propria comunicazione, ma alla fine i "falchetti" arrivano sempre.

E’ successo infatti ad un mio cliente di avere la visita di un giornalista che garantisce la pubblicazione degli articoli che altrimenti non sarebbero stati pubblicati in quanto solo tra loro, come una mafietta, permettono (a sua detta) la pubblicazione sui principali quotidiani.
La cosa mi ha lasciato sconcertato e perplesso per due motivi:
personalmente ho redatto una campagna stampa per un altro cliente con risultati interessanti (ALLRUGBY di Ottobre ne parlerà ampiamente)
non è possibile che persone affermate giochino ai ricattini ogni volta che possono e pensare di farlo per lungo tempo

Mio consiglio è quindi di creare un ufficio stampa che vada a diretto contatto con le testate che si reputano importanti, fissando veri appuntamenti presso la loro redazione e cercando di avere per iscritto garanzia sulla pubblicazione.
Solo così ci si riesce a tutelare da persone che sono la riproposizione adulta del bullismo infantile.

22 settembre 2008

Costi e $ponsorizzazioni: diamo una regolata


I costi eccessivi di gestione sono per la vela (Coppa America) e la F1 le sfide del futuro prossimo.
La coppa America ha incrementato lo spettacolo e gli introiti, ma anche i costi ed ormai per i fatti recenti ha perso molto dell’immagine che si era costruita nelle ultime edizioni.
La F1 del mare è andata dritta alla prima curva per una questione di business legata marginalmente alla competizione vera e propria.
Il rischio di certi sport è proprio questo vedere fiumi di denaro investiti senza una logica costruttiva per lo sport di appartenenza ma per il solo scopo di primeggiare.
Prada ha chiuso la sua esperienza per il non sufficiente ritorno avuto dall’avventura velica perché lo scopo era vincere, primeggiare, sempre di più dove lo sport fa rima con denaro il motto "se sei secondo sei ultimo" diventa una amara verità.
Anche i marchi aziendali si fanno prendere da questa frenesia, come se il valore dello sport fosse solo la vittoria, così vediamo in F1 aziende rincorrere piloti e scuderie vincenti con molteplici bollini su tute ed auto, dimenticando scuderie dei paddock vicini che possono trasmettere (a costi inferiori) molti messaggi trasmissibili con le squadre blasonate, Vettel ce l'ha ricordato a Monza.
Ora si pensa a tagliare i costi, ma è la gestione nel suo complesso che non è sempre corretta ed il fine dello sport viene sepolto da mille valori commerciali.

15 settembre 2008

Sport di successo: per divenirlo il problema è il denaro o la dirigenza?



Su un business network famoso è in atto una discussione se siano le risorse umane o il denaro a rendere di successo le aziende.
La stessa domanda potremmo declinarla per lo sport.

Che uno sport sia o meno di successo è questione di denaro o di uomini giusti al posto giusto?

Se già per le aziende la risposta non è univoca, credo che per lo sport italiano le visioni possano essere molteplici, io qui do la mia.
A mio avviso lo sport italiano ha carenza di preparazione e specializzazione a livello dirigenziale, perché se è vero che l’atleta per essere vincente deve andare sulle Ande a fare uno stage di preparazione è vero anche che il dirigente vada a fare corsi di formazione specifica magari anche pagandoli di tasca sua.
So di scandalizzare parecchi, ma nessuno nasce imparato e la professionalità non la si trova al mercato.
Così ho scoperto eventi di sport "minori" (x es. lo skiroll ) con organizzazioni dietro le quinte da fare invidia a società pallavolistiche di medio valore.
Non a caso le prime hanno raggiunto in breve tempo un numero di sponsorizzazioni rilevante che ha permesso di coprire le spese di esercizio con notevole ottimismo per la stagione prossima nonostante la visibilità sui giornali sia assai minima ad oggi, mentre per la società pallavolistica la visibilità è settimanale e anche discreta ma le sponsorizzazioni "reali" scarseggiano.
Quindi è questione di uomini, ma preparati. A volte è necessario un investimento per ottenere risultati, in fin dei conti il contadino getta del seme in terra per ottenere multipli di quanto sparge per campi

8 settembre 2008

comunicato stampa n°4




Sporthink ringrazia il comitato organizzatore della tappa di Coppa del Mondo di Skiroll 2008 effettuata a Torino - Cesana - Pragelato - Sestriere per la passione e la professionalità riscontrata prima, durante e dopo l'evento.
Si complimenta con tutti gli atleti per l'impegno profuso durante tutte le gare.(nella foto la squadra italiana)
Nella speranza che l'esperienza possa ripetersi nelle valli olimpiche.

1 settembre 2008

Dediche olimpioniche: trasformiamo una sconfitta (valoriale) in un punto di forza



Manlio d’Agostino - economista
Da più parti si sente la necessità di una spinta propulsiva che ci proietti verso una stagione economica positiva, ritrovando nella creazione (o meglio nella rivalutazione o riscoperta) di taluni valori essenziali il punto di forza essenziale.
Il binomio sport e valori da qualche tempo a questa parte è ritornato ad essere il fulcro di una cultura formativa caratterizzata dalla capacità di commisurare lo sforzo ed il sacrificio alla capacità di raggiungere determinati risultati (niente più e meno che la creazione di un nuovo sistema competitivo).
In tal senso non può non essere richiamata la certificazione che è stata immaginata tra alcune fondazioni ed associazioni insieme alla Regione Veneto.
Insomma, un sistema "aperto", utile sia alla società tanto alla economia.
Visto il fuso orario ed il programma delle recenti Olimpiadi di Pechino, molti di noi hanno avuto modo di apprezzare le vittorie dei campioni solo attraverso il resoconto giornalistico delle televisioni: in pochi minuti – a pranzo o a cena - un frettoloso riepilogo di "fotogrammi " essenziali di una vittoria o di una sconfitta.
Forse è stato proprio questo che mi ha portato a non fare grande attenzione al medagliere, ma alle parole dei nostri atleti, tutti (o quasi) militari o appartenenti alle forze di polizia.
Pur riconoscendo a ciascuno di loro sforzi e di conseguenza i meriti (anche solo perché non siamo stati coinvolti in casi di doping), spiace sentire che un valoroso sportivo, inviato dal nostro Presidente della Repubblica a rappresentare il proprio Paese (al quale ha giurato fedeltà e che ogni giorno dovrebbe salutare solennemente la bandiera) abbia potuto dedicare a solo "se stesso" la propria vittoria, senza ricordare il lavoro preparatorio di squadra ed il supporto (anche economico) del Belpaese.
Sarebbe stato, magari, auspicabile che lo sport (soprattutto nell’occasione della vetrina olimpionica) potesse essere ancora una volta maestro di valori e di legame alla Nazione, anche solo per non disilludere quei ragazzi che lo praticano ancora con gusto piacere e senza l’obiettivo di diventare famosi o milionari.
La gloria (non solo sportiva ma anche economica) è il risultato di tanti sforzi e sacrifici, esempi e modelli da cui prendere spunto.
La medaglia rappresenta l’attimo in cui si ripaga (appunto con l’oro, l’argento o il bronzo) in modo essenzialmente meritocratico un lungo percorso (nello sport dell’allenamento e nella società economica il saper essere buon cittadino): tanto nello sport quanto nell’economia non abbiamo bisogno di "miti irraggiungibili" ma di "testimoni positivi" che ci possano accompagnare a ripetere - anche nel prossimo futuro - le vittorie del passato.
Mutuando il linguaggio della scherma, rivolgendomi ai nostri olimpionici ("medagliati" e non): … a Voi!



(personalmente ringrazio l'autore dell'aver autorizzato la pubblicazione)

18 luglio 2008

Buone Vacanze

Sporthink vi augura
BUONE VACANZE E ARRIVEDERCI A SETTEMBRE
con nuovi articoli, momenti di riflessione e anche qualche novità.

8 luglio 2008

Premio alla memoria Turi D'Agostino


CULTURA E VITA
di Andrea Annunziata
“Premio alla memoria” di Turi D’Agostino
Durante la conferenza nazionale del Gruppo Giovani UCID si è tenuta la consegna del premio alla memoria di Turi D’Agostino, imprenditore cattolico e appassionato di sport e in particolare di ciclismo.E’ bello sentir parlare chi l’ha conosciuto di tre caratteristiche principali: fede, forza e coraggio; in un mondo in cui spesso i contatti tra persone sono virtuali ed insipidi la figura di Turi D’Agostino ci ricorda come siano importanti le relazioni umane e l’attenzione che rivolgiamo alle persone che incontriamo, al significato dei gesti che compiamo e della testimonianza cristiana che essi portano o possono portare. Basta spesso un sorriso, una stretta di mano calorosa, una parola sentita e gioiosa per lasciare un segno indelebile nella memoria delle persone.Turi D’Agostino ci ricorda che lo sport può essere cassa di risonanza importante per messaggi più alti e nobili perché raggiunge la gente attraverso la passione, il sogno, l’immedesimazione nel campione.Ecco che quindi certi gesti, come quello che vide Mons.Vigo fare una breve pedalata con Moser allora già campione affermato, assumono un valore duplice in quanto ci mostrano come Turi abbia compreso l’importanza del messaggio cattolico e di come sia stato attento a come trasmetterlo agli altri con una sensibilità e delicatezza davvero straordinari.Stringe il cuore vedere il ciclismo sempre più nelle cronache giudiziarie e sempre meno nelle cronache sportive di prima pagina, il motivo probabilmente risiede nella diffusa ricerca del successo come messaggio ultimo dello sport, errore che porta alla catastrofe e all’annullamento della dignità dell’atleta in quanto persona.Fanno ancora più piacere, quindi, le parole di Angelo Zomegnan, già vicedirettore de “La Gazzetta dello sport” ora responsabile per RCS eventi dell’organizzazione del Giro D’Italia, con cui ha voluto rimettere al centro la dignità dell’atleta creando anche una competizione più a misura d’uomo togliendo ogni alibi al doping.Per questo motivo gli è stato conferito il premio in memoria di Turi D’Agostino di quest’anno.Fede, forza e coraggio di Turi D’Agostino fanno capire, a chi come me non ha avuto modo di conoscerlo, lo spessore di quest’uomo, ma sono un ammonimento per tutti quanti perché, per usare un gergo ciclistico, Turi ci sta tirando la volata verso il sogno di una civiltà più attenta al bene comune e noi non abbiamo alibi perché questo imprenditore ci è di esempio, sta a noi ora tirare la volata alle generazioni future ricordandoci cosa scrisse Josèmaria Escrivà, uno dei grandi santi del ‘900 “Dà ottimi risultati intraprendere le cose con spirito sportivo...Ho perso diverse tornate? - Bene - se persevero -alla fine vincerò ”
dal sito UCID www.ucid.it

3 luglio 2008

comunicato stampa n°3



Comunicato Stampa n° 3 del 3luglio 2008

Da oramai quindici giorni si è ufficialmente aperta la collaborazione tra il comitato organizzativo della tappa di Copppa del Mondo di Skiroll FIS e Sporthink per la ricerca di nuovi sponsor interessati ad investire nel prestigioso appuntamento torinese in cui presenzieranno campioni come Giorgio DiCenta , la squadra azzurra al gran completo e altri campionissimi di Torino 2006 in primis la squadra russa.
Ringraziamo l’organizzazione per l'opportunità offerta e la fiducia dataci.

16 giugno 2008

Recessione, organizzazione e sport




Parlare di recessione economica in un blog di tematica sportiva sembra quasi un’invasione di campo, in realtà non lo è.
La recessione in quanto tale comprime i consumi, anche di sport, e di conseguenza diminuisce i ricavi delle aziende che a loro volta devono pianificare meglio i propri interventi pubblicitari e di comunicazione in generale ivi comprese le sponsorizzazioni.
In un ambiente tanto "ostile" l’unica possibilità è l’organizzazione interna degli sport makers.
Organizzazione intesa come suddivisione di ruoli specifici, fin quando una persona dovrà pensare alla gestione del palazzetto, al rinnovo dei contratti e al marketing probabilmente a perdere di più sarà il marketing considerato non rilevante.
Spiace notare come il marketing e la comunicazione vengano sottovalutati dalle società sportive e da alcune federazioni, la dice lunga il fatto che il corso del CONI al quale ho partecipato in febbraio non ha fatto il tutto esaurito sebbene vi fossero 28 posti in tutto.
Organizzazione significa quindi accattivarsi la scelta di clienti e aziende con scelte che favoriscano la loro entrata e cerchino la fidelizzazione, il Manchester United ne ha fatto un credo e grazie a questo riesce a far sborsare un sacco di Sterline agli sponsor oltre a essere una delle squadre più seguite al mondo.
Basta poco per cominciare a seguirne la strada; il primo passo è rendersi conto di quanto sia fondamentale per il futuro prossimo l’organizzazione, il secondo è affidarsi a persone che di marketing hanno fatto il loro pane quotidiano.

28 maggio 2008

Pistorius: citius, fortius, pariter




Nella storia di ogni emancipazione, esiste un momento in cui debutta sulla scena il concetto di "discriminazione al contrario": il momento cioè in cui la categoria svantaggiata finisce in un modo o nell'altro per imporsi - o tentare di farlo - sulla categoria tradizionalmente privilegiata.
I modi in cui ciò può accadere sono molteplici: dalla sovrabbondanza numerica degli ex discriminati, all'effetto molto penetrante delle misure legislative poste in atto per rimuovere l'originaria situazione discriminatoria. Lo si è visto, negli ultimi anni, in Sudafrica: dove l'ampiezza delle affirmative actions in favore dei neri, unita alla loro schiacciante maggioranza numerica, sta di fatto creando situazioni di (vera o presunta) discriminazione nei confronti dei bianchi.
E proprio dallo stesso Sudafrica ci giunge il primo clamoroso caso di "discriminazione alla rovescia" nel mondo dello sport; o, meglio, dello sport in chiave paralimpica. Protagonista - fin troppo ovvio - quell'Oscar Pistorius che, con le sue protesi in fibra di carbonio, è sospettato di correre più forte dei suoi titolati e normodotati colleghi.
Più che un sospetto, si tratta per molti di una certezza. Cronometro alla mano, non è difficile constatare come atleti menomati nel fisico possano rappresentare il veicolo per introdurre nelle gare soluzioni tecnologiche d'avanguardia, autenticamente in grado - se non già stavolta, di certo in futuro - di consentire prestazioni superiori ai record "normali".
Per quanto riguarda Pistorius, la soluzione della delicatissima diatriba - e dunque la sua partecipazione o meno alle prossime Olimpiadi - è da tempo in mano alla giustizia sportiva internazionale. Ma la nostra riflessione prescinde da ragioni e torti, meriti e demeriti dell'eroico atleta del Gauteng (cui auguriamo di tutto cuore di potersi comunque esibire a Pechino).
Il punto per noi è che - comunque vada a finire la singola vicenda - abbiamo senza dubbio raggiunto un punto assolutamente fondamentale in ogni processo di integrazione: il punto in cui la categoria "integranda" non viene più soltanto agevolata, bensì anche fatta oggetto di critiche, dispetti e limitazioni.
Credo che solo a questo punto si possa dire che un processo di integrazione è (o, almeno, può essere) autenticamente riuscito.
Non è, infatti, vera integrazione la situazione in cui agli svantaggiati tutto viene permesso, agevolato e concesso. Certo, si tratta di un impulso iniziale indispensabile per vincere le lunghe inerzie del passato. Ma è una situazione che, a lungo termine, offende i suoi beneficiari: i quali, nel vedersi sempre solo favoriti, caldeggiati e coccolati, avvertono piuttosto chiaramente di non essere trattati come tutti gli altri, e ne patiscono.
Perché fare interamente parte dello show vuol dire non solo vincere (come Pistorius, che va più forte degli altri); ma anche vedersi sottratta una vittoria (come Pistorius, che usa mezzi secondo alcuni non leciti). Integrazione insomma non solo nel bene, ma anche nel male: come quando nella scuola ordinaria vennero ammessi i bambini portatori di handicap, e le migliori maestre, oltre a coccolarli, li rimproveravano.

C.R.

27 maggio 2008

Sport ed energia





La sera del 26 maggio sono stato ad una conferenza sull’energia e le previsioni future di consumo tenuta dal Professor Varvelli (Docente al Politecnico di Torino e consulente del Governo Italiano da decenni) una vera e propria istituzione della materia.




I dati da lui snocciolati sono eclatanti e contro quanto solitamente i media ci fanno sapere, ma visto che non sono un esperto in merito lascio parlare i numeri, i quali ci dicono che la prossima energia a largo consumo non sarà una fonte rinnovabile ma il gas naturale, le energie rinnovabili arriveranno a raggiungere al massimo il 13% entro il 2050.




E lo sport in tutto ciò cosa c’entra?
Tutto e niente.
Niente, perché non ha voce in capitolo.
Tutto perché da ciò può trarre vantaggi ed essere esempio trainante.
Pensate alle strutture di Pechino sono in parte strutture che usano fonti rinnovabili e che cercano di essere vicine all’impatto zero. Ecco, questa è la strada che lo sport deve e può prendere.
Penso ai palazzetti italiani spesso con soffitti bucati e con infiltrazioni d’acqua sarebbe interessate trovare accordi con società che producono energia pulita o "del futuro" in cui accordi prevedano l’applicazione di pannelli sul tetto a prezzo speciale in cambio di visibilità pluriennale o scambi del tipo "mi rifai il tetto e io ti compro i pannelli solari".
Visti gli incentivi statali a produrre energia alternativa ben presto si potrebbe avere entrate straordinarie da questo tipo di approccio.
C’è da aggiungere anche un'altra previsione; visto che saranno molte le aziende energetiche che questa diversificazione sfrutteranno per svilupparsi o per nascere, saranno potenziali sponsor di categoria assolutamente nuova per molti anche se già oggi si vedono nei maggiori campionati italiani (per es.: il Catania Calcio)
E come diceva Arbore in una pubblicità degli anni ’80:"Meditate gente, meditate"




Ecco i dati del Prof.Varvelli sui consumi delle varie fonti energetiche (allo stato attuale):
Petrolio dal 37% del 2010 passerà al 31% max del 2050
Gas Naturale dal 25% del 2010 al 35% max del 2050
Carbone dal 23% del 2010 al 20% max del 2050
Nucleare dal 5% del 2010 al 7% max del 2050
Energie rinnovabili dal 6% del 2010 al 13% max del 2050



23 maggio 2008

Euro 2008 campione di competitività turistica











Manca poco all’inizio degli europei di calcio, ma non è di pallone che andrò a trattare in questo post.
Infatti vorrei parlarvi di marketing sportivo legato al turismo.
E’ ormai appurato che da questi eventi di risonanza internazionale ci siano ricadute positive per la visibilità di regioni e stati ospitanti nel momento in cui tali manifestazioni vengano organizzate e gestite al meglio.
Non sarà da meno questo europeo che a mio parere sarà il migliore di sempre e non perché essendoci un’organizzazione teutonica sarà tutto pianificato e preciso ma perché a livello di accoglienza turistica si avrà il meglio del meglio.






Confindustria ha fatto elabora dati della WEF che in sostanza danno una valutazione sulla competitività turistica con tre indici (aspetto normativo e regolamentare, Business enviroment e infrastrutture, Risorse umane, culturali e naturali ) che danno poi un indice sintetico.
Ebbene da tali indici risulta prima la Svizzera e seconda l’Austria a livello mondiale.
Facile comprendere quindi che i tifosi e i giornalisti si troveranno benissimo in loco e se i primi parleranno bene al loro ritorno ad amici e parenti e facile prevedere servizi televisivi ed articoli di giornale dai secondi a lode del fare turismo sulle alpi a nord dell’Italia.


Ecco le valutazioni degli indici nel dettaglio:
Svizzera nel 2007: 1°; nel 2008: 1° (Assetto normativo e regolamentare: 1°; Business enviroment e infrastrutture: 2°; Risorse umane, culturali e naturali 3°)
Austria nel 2007: 2°; nel 2008: 2° (Ass.norm: 4°; Infrastrutture: 8°; R.U.: 7° )


12 maggio 2008

Comunicato Stampa n°2

Comunicato Stampa n° 2 del 13 maggio 2008




Oggi si è ufficialmente aperta la collaborazione tra Ulisse team del Ferrari Challange e Sporthink per la ricerca di nuovi sponsor interessati ad investire nel prestigioso campionato monomarca del cavallino rampante.


Ringraziamo il team Ulisse per l'opportunità offerta e la fiducia dataci.




Andrea Annunziata

IDE & Sponsorizzazioni








Dall’analisi di Aprile 2008 del centro studi di Confindustria risulta che l’IDE (Investimenti Diretti Estero, indice che identifica questo tipo di risorse nazionali) italiano non sia all’altezza di un grande Paese come il nostro.
Cito dall’ studio suddetto "L’Italia continua a intercettare una quota molto bassa di IDE(…) Gli IDE sono uno dei più importanti veicoli della globalizzazione…"
Nell’ambito sportivo a guardarlo con occhio aziendale si può misurare questo andamento attraverso le sponsorizzazioni ed in particolar modo quelle del campionato di calcio.
Su venti società di serie A solo il Milan (B-Win), l’Atalanta (Daiatshu) e Fiorentina (Toyota) presentano marchi stranieri sulle maglie, per di più il logo sulle maglie bergamasche e poco visibili essendo uno sponsor di maglia e non main sponsor.
Dall’estero investono poco in tutto, se pensiamo anche al fatto che tutti i campionati sono targati TIM e Vodafone e H3G non sembrano interessati a fare concorrenza sui campi da gioco nazionali.
Questo è un dato preoccupante, significa che stiamo lentamente diventando "periferia" del primo mondo, va sottolineato poi un dato indubbiamente generale, l’idea di italianità a tutti i costi delle aziende sta rovinando il mercato Italia in tutte le sue forme anche sportive.




Ma da questo mio discorso si capisce anche una seconda cosa, le sponsorizzazioni possono divenire termometro degli andamenti aziendali se guardati con occhio critico ed analitico.

10 maggio 2008

Lattonieri e Pompe Funebri






Il titolo non è certo dei più comuni, ma vuole sottolineare un dato di fatto oltre che una curiosità.
Se siete membri di associazioni sportive setacciate la zona di appartenenza in queste due categorie, troverete facilmente chi è disposto a spendere in sponsorizzazione.
I motivi sono vari ma riconducibili alla sgradevolezza del servizio proposto, l’importante è la gestione corretta.
Mi è capitato di vedere bambini di 10 anni con sulla maglietta le pompe funebri come sponsor, devo dire che la pelle d’oca mi è venuta, in realtà si sarebbe potuto gestire meglio lo sponsor in questione proponendogli una cartellonistica sul campo e il logo sui comunicati stampa o su altri stampati.
Una cosa simile l’ha fatta la Rieti cestistica che con una nota di colore ha inserito il cartellone delle pompe funebri proprio dietro la panchina degli ospiti, per la "gioia" dei panchinari.
Altro esempio a cui associare il tifo alle pompe funebri l’idea che la fede sportiva duri una vita e quindi l’idea a mio avviso geniale di un imprenditore di pompe funebri di creare portachiavi a forma di bara con i colori della squadra sponsorizzata, la promozione in questione venne fatta anche con cartellonistica nel palazzetto in cui capeggiava il logo della società sportiva e la scritta "fin che morte non ci separi". La comunicazione fece parlare sui giornali e suscitò simpatia.
Anche in questo esempio si va dimostrando quanto detto altre volte, ci si può sponsorizzare con tutto o quasi l’importante è il modus operandi.

2 maggio 2008

E'stato messo on-line un questionario al link
avrei bisogno della vostra collaborazione(2 minuti non di più!) in quanto sto vagliando la possibilità di creare corsi ad hoc sulle sponsorizzazioni sportive e vorrei crearli secondo le aspettative dei vari soggetti coinvolti; dalle aziende sponsor o potenzialmente tali, ai soggetti sponsorizzati.

30 aprile 2008

Lo sport ha i numeri per crescere

Dopo un articolo in due parti con tanto di preambolo sulla tematica delle sponsorizzazioni mi pare corretto dare quelli che sono i numeri dello sport secondo quanto elencato da "Pallavolo Supervolley" ad aprile.




  • Giro d’affari pari a 26 miliardi di euro



  • 20 miliardi di euro di valore aggiunto



  • 500.000 adetti che sviluppano reddito complessivo di 7,2 miliardi di euro



  • 1,5 milardi di Euro dedicati alle sponsorizzazioni



  • 1,8 miliardi di esportazioni nette



  • 1,7 miliardi di consumo di abbigliamento sportivo


  • 3,2 miliardi di spesa annua per abbigliamento sportivo in generale



  • 1 miliardo di spesa calzature sportive



  • 190 milioni di spesa per acquisto periodici sportivi



  • 4 miliardi il valore del turismo legato allo sport



Elencati così dicono tutto e niente in realtà ci dicono che lo sport come "settore industriale" è vivo anzi a dispetto di molti altri settori è in crescita i motivi sono tanti.




Da una parte l’accresciuto mercato delle sponsorizzazioni ci dice che l’advertising classico (giornali, affissioni e tv ) oramai è poco efficace e l’unico modo per conquistare clientela è creare emozioni o associarsi ad eventi, come quelli sportivi, per trarne benefici sul mercato.
Dall’altra abbiamo un "consumo di sport" in crescita questo perché (o almeno è la motivazione maggiore) in una società sedentaria come quella in cui viviamo si prende sempre più coscienza che fare sport è importante non solo per entrare nei vestiti dell’anno precedente ma che una vita attiva fa risparmiare anche sulla spesa sanitaria annuale.
Il turismo "sportivo" si lega a questo, alla passione che uno sport praticato a lungo porta con sé, alla socializzazione che lo sport permette di fare durante l’anno e che permette di trovare un punto comune da cui partire, ma già tutte queste motivazioni non bastano. Infatti il turismo legato allo sport tende ad includere coloro i quali vivono una vita salutista e coloro i quali durante l’anno non possono/riescono per vari motivi ad fare sport con continuità.




L’analisi potrebbe essere ben più lunga, noiosa e completa; mi fermo qui in quanto c’è già molto su cui riflettere.

28 aprile 2008

Sponsorizzazioni (Parte II)






In questa seconda parte del mi intervento sulle sponsorizzazioni vorrei per prima cosa far parlare il numero per antonomasia per le sponsorizzazioni ovvero:




  • 1,5 miliardi di Euro dedicati alle sponsorizzazioni



Questo numero può non dire molto, ma dice a tutti una cosa che le sponsorizzazioni sono in crescita e cominciano ad avere un valore complessivo davvero notevole.
La cosa importante è vedere questo numero come valore di una spesa per comunicazione e non per la somma di una questua fatta dallo sport presso le più svariate aziende.




La cosa importante è legarsi ad un messaggio, e qui ci colleghiamo con la prima parte.
E’ possibile collegarsi ad un messaggio sportivo come e quando si vuole, basta un minimo di fantasia.
Così sponsorizzare la squadra di un quartiere periferico può divenire per l’azienda un modo per far vedere che si toglie i giovani dalla strada e dai problemi con la legge; mentre se si sponsorizza una squadra importante ci si può collegare alla tradizione vincente, al particolare calore del pubblico, etc...
In questo il rugby sta bagnando il naso a tutti, almeno per quanto riguarda la nazionale e l’immagine che vuole avere.
Gli sponsor fanno a gara per contendersi i valori nobili di questo sport, basta vedere le ultime pubblicità di Peroni ed Iveco oltre che di Cariparma per capire che ha surclassato sport con tradizione vincente superiore come la pallavolo maschile e femminile, il basket e per certi versi del calcio.
Gli sponsor infatti parlano di valori importanti totalmente staccati dal risultato di campo che su cinque partite ci vede spesso perderne quattro. Insomma la Federazione rugby ha capito come si fa marketing sportivo e su questa strada è destinata a rafforzare il secondo posto tra le federazioni nazionali stilata per ricchezza.




La cosa importante è che la società sportiva sottolinei il messaggio che vuole dare ai potenziali sponsor,
cosa migliore guardandosi al proprio interno e vedendo le dinamiche quali sono, così da fornire un messaggio coerente, inutile vendersi come squadra vincente se poi si lotta per la retrocessione.
Un messaggio così formulato permette alle società di trovarsi a condividere la stagione con sponsor interessati davvero al progetto ed incentivati dalle possibilità che un messaggio socialmente utile permette di dare all’esterno.



In parole semplici i valori creano valore.

19 aprile 2008

Sponsorizzazioni (Parte I)




Socrate era solito iniziare i suoi discorsi definendo in modo conciso e preciso cosa significasse per lui quella parola specifica e da lì partiva a disquisire, proviamo a farlo anche noi.



Sponsorizzazione è l’azione che viene effettuata dallo sponsor, ma cosa significa questa parola?
Secondo il dizionario Garzanti è sponsor "l’ente o l’operatore economico che, a scopo di ricavarne pubblicità, finanzia attività sportive, culturali di spettacolo e simili" in latino (lingua da cui trae origine la parola in questione) sponsor indica il garante, il padrino di qualcuno/qualcosa.



Cosa ne ricaviamo?
Innanzi tutto che lo scopo dello sponsor è (o almeno dovrebbe essere) ricavare pubblicità, l’affermazione di per sé corretta può però dirsi parziale ed incompleta visto che in alcuni casi l’azienda tende a sponsorizzare per portare al suo interno i valori positivi dello sport prescelto, caso emblematico quello di IVECO ed il rugby in cui l’azienda usa come frase chiave della campagna pubblicitaria " ci guidano gli stessi valori ".
Parlando però per le sponsorizzazioni anche "parrocchiali" lo scopo è ottenere pubblicità, detta in maniera più semplice più visibilità a costo per contatto inferiore.


Costo contatto = € spesi / n° di persone contattate con la mia pubblicità



Quindi è importante mettere in risalto in numeri che la propria associazione possiede a livello di iscritti, spettattori, simpatizzanti, etc.



Ecco perché nel mio precedente intervento ho dato il cartellino rosso alle sponsorizzazioni "fiscali", ecco perché è corretto asserire che le sponsorizzazioni sono e devono essere leve della comunicazione aziendale.



L’azienda che sponsorizza però non si fa solo pubblicità, ma fa anche un'opera socialmente utile.
Questo lo deduciamo dal suo significato latino, infatti abbiamo detto che sponsor indica il garante/padrino ovvero il promotore di una determinata idea che in questo caso non può essere altro che il valore e l’influenza positiva che lo sport ha sulla società civile.


Molto spesso capita di vedere nelle categorie più basse o nelle giovanili squadre di periferia senza fondi e senza sponsor con dirigenti alla Calimero che si lamentano di essere "piccoli e neri".
In realtà il loro punto debole (il ceto sociale generalmente basso, il disagio giovanile in cui i giovani atleti possono vivere, etc.) è potenzialmente il loro punto di forza, come?
Pensate a quanti ragazzi sfuggono alla delinquenza, alla droga ed ad altri guai semplicemente dando calci ad un pallone!
Un’azienda che abbia voglia di investire non necessariamente molto denaro può, finanziando queste squadre di periferia, darsi un’immagine di società etica, promotrice della legalità in senso assoluto.
Mica cosa da poco!!!



(continua)

15 aprile 2008

Prolegomeni alle Sponsorizzazioni





Come scritto nell’intervento su ALLRUGBY di Marzo, le società, le federazioni ed in generale tutti gli sportmakers (dall’inglese sport – makers = cioè tutti coloro che fanno sport, viene usato come termine generico) cercano sponsor.
Niente di strano, in un settore dove solo raramente in Italia si riesce ad autofinanziarsi, lo sponsor diventa fondamentale, qui si aprono mille tematiche di cui parlerò presto in prossimi interventi per il momento restiamo concentrati sulla tematica sponsor.
Il problema vero è che le società spesso non cercano lo sponsor intendendolo come "l’azienda interessata a traslare i valori del mio sport o della mia società/federazione al suo campo d’azione" bensì come "l’azienda interessata al suo fatturato, se poi facciamo un po’ di nero meglio".




NO!!! SBAGLIATO!!! CARTELLINO ROSSO!!!




Sbagliato da parte della società sportiva che svilisce il suo ruolo educativo ( con che coraggio si può dire ai propri tesserati di rispettare le regole del gioco/sport se il primo soggetto a non rispettare le regole del vivere civile è la società stessa??!!); e sbagliato anche da parte dell’azienda in primis perché fa un illecito, in secondo perché non sfrutta una leva del marketing e della comunicazione!!




Cosa fare dunque per diventare appetibili?




La cosa è abbastanza logica, dobbiamo farci belli, renderci interessanti e rendere la nostra appetibilità il più indipendente possibile dai risultati sportivi per evitare oscillazioni di presenza sponsor nel nostro paniere da un anno all’altro.




I dettagli li spiegherò meglio nel prossimo post.

13 aprile 2008

Su ALLRUGBY n°14/2008 ora in Edicola

Cari lettori tanto per incominciare vi allego quella che è la lettera inviata al "ALLRugby" e che troverete sul numero 14 della rivista sopra citata. Sono in pratica entrato nella mischia sull'argomento vivai nel rugby, argomento assai caldo e di cui mi sto occupando.

"Egregio direttore,
sono un giovane appassionato di rugby nonchè consulente marketing per varie società sportive,
in Piemonte sto lavorando anche nell'ambito rugby per entrare nelle scuole.
Trovo strano che ci sia tanta difficoltà da parte del movimento ad entrare nella quotidianità dei bambini,
credo che in primis manchi spirito di osservazione e un po di fantasia il tutto ben condito da principi di marketing e comunicazione.
Ricetta semplice? abbastanza, specie se le società guardassero ai possibili finanziamenti nazionali e locali per sviluppare ed ampliare
la propria presenza tra i giovani e i giovanissimi.
Non sono d'accordo con Mangialardi (sul n°13) quando parla dei vivai e di non iniziare da zone dove il rugby non è di casa, sono anzi convinto che sia da lì che bisogna
iniziare, un po come tecnicamente fa Mallet con i nostri azzurri, bisogna rafforzare il punto debole, insinuarsi laddove è difficili.
Guardate gli sponsor azzurri (senza fare nomi) la maggior parte tra i più visibili è di Torino! con una forza così alle spalle credete sia difficile
sfondare a livello di immagine?! se non hanno interesse loro, oltre alla Fir, chi dovrebbe averlo?
Ecco perchè credo che in Piemonte, con i progetti regionali, la linfa degli sponsor e la passione dei rugbisti presto avremo sorprese.
Rugbisti di fama? Può essere, sicuramente ragazzi formati alla vita secondo le regole del rugby quindi gentiluomini.
Anche questa è comunicazione.
Sul problema poi dei corsi di formazione direi che è un problema dello sport italiano, la comunicazione interessa solo se porta sponsor e deve farlo
anche in fretta altrimenti "meglio comprare un giocatore con la stessa cifra che pago un consulente marketing, almeno so cosa farmene".
Ma qui dipende dalle Federazioni delegare,promuovere e finanaziare attività di formazione sparse un po ovunque in Italia e far comprendere quanto la comunicazione non sia solo sponsor ma molto, molto, molto altro.

Andrea Annunziata
"

12 aprile 2008

Welcome


Salve a tutti!
Questo primo post vuole essere solo un benvenuto.

D: Ma come ti è venuto in mente di creare questo blog?

R: L'idea di questo blog è di spiegare le interessanti possibilità di business che lo sport può rappresentare per le aziende.
Spesso mi sento chiedere da responsabili di aziende quali siano gli strumenti utilizzabili
nello sport, per di più si nota un certo "imbarazzo" come se si parlasse di qualcosa di strano
ed inusuale.
Allo stesso modo si nota un certo imbarazzo a parlare di business strutturato in modo aziendale
all'interno delle società o addirittura nelle federazioni.
Per dirla in parole povere sportmakers e aziende sono due entità che parlano lingue diverse perchè vengono da pianeti diversi.
Senza pretese da saccenti cercheremo di creare un manuale di sopravvivenza per entrambi i pianeti.