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19 aprile 2008

Sponsorizzazioni (Parte I)




Socrate era solito iniziare i suoi discorsi definendo in modo conciso e preciso cosa significasse per lui quella parola specifica e da lì partiva a disquisire, proviamo a farlo anche noi.



Sponsorizzazione è l’azione che viene effettuata dallo sponsor, ma cosa significa questa parola?
Secondo il dizionario Garzanti è sponsor "l’ente o l’operatore economico che, a scopo di ricavarne pubblicità, finanzia attività sportive, culturali di spettacolo e simili" in latino (lingua da cui trae origine la parola in questione) sponsor indica il garante, il padrino di qualcuno/qualcosa.



Cosa ne ricaviamo?
Innanzi tutto che lo scopo dello sponsor è (o almeno dovrebbe essere) ricavare pubblicità, l’affermazione di per sé corretta può però dirsi parziale ed incompleta visto che in alcuni casi l’azienda tende a sponsorizzare per portare al suo interno i valori positivi dello sport prescelto, caso emblematico quello di IVECO ed il rugby in cui l’azienda usa come frase chiave della campagna pubblicitaria " ci guidano gli stessi valori ".
Parlando però per le sponsorizzazioni anche "parrocchiali" lo scopo è ottenere pubblicità, detta in maniera più semplice più visibilità a costo per contatto inferiore.


Costo contatto = € spesi / n° di persone contattate con la mia pubblicità



Quindi è importante mettere in risalto in numeri che la propria associazione possiede a livello di iscritti, spettattori, simpatizzanti, etc.



Ecco perché nel mio precedente intervento ho dato il cartellino rosso alle sponsorizzazioni "fiscali", ecco perché è corretto asserire che le sponsorizzazioni sono e devono essere leve della comunicazione aziendale.



L’azienda che sponsorizza però non si fa solo pubblicità, ma fa anche un'opera socialmente utile.
Questo lo deduciamo dal suo significato latino, infatti abbiamo detto che sponsor indica il garante/padrino ovvero il promotore di una determinata idea che in questo caso non può essere altro che il valore e l’influenza positiva che lo sport ha sulla società civile.


Molto spesso capita di vedere nelle categorie più basse o nelle giovanili squadre di periferia senza fondi e senza sponsor con dirigenti alla Calimero che si lamentano di essere "piccoli e neri".
In realtà il loro punto debole (il ceto sociale generalmente basso, il disagio giovanile in cui i giovani atleti possono vivere, etc.) è potenzialmente il loro punto di forza, come?
Pensate a quanti ragazzi sfuggono alla delinquenza, alla droga ed ad altri guai semplicemente dando calci ad un pallone!
Un’azienda che abbia voglia di investire non necessariamente molto denaro può, finanziando queste squadre di periferia, darsi un’immagine di società etica, promotrice della legalità in senso assoluto.
Mica cosa da poco!!!



(continua)

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