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26 maggio 2009

da Repubblica affari e finanza


Stadi: tra calcio e mattone un matrimonio di interesse

LA SQUADRA BIANCONERA, TUTTI GLI ALTRI PROGETTI SEGNANO IL PASSO E SEMBRANO SUSCITARE GLI INTERESSI SOPRATTUTTO DI COSTRUTTORI E IMMOBILIARISTI SPORT & AFFARI

Decadenti, inospitali, brutti, poco adatti al calcio, praticamente gabbie per tifosi. Dove il calcio si vede e si vive male. In meno di venti anni il patrimonio degli stadi italiani è degradato e diventato inadatto per il football moderno che richiede ormai stadi salotto, infrastrutture all’avanguardia e telecamere ovunque. Sette anni per rifare tutti o quasi gli stadi in Italia, almeno i principali. Entro l’anno, forse anche prima, dovrebbe essere approvata una legge che faciliti l’edificazione dei nuovi impianti. Nel 2016 infatti l’Italia vorrebbe organizzare i campionati europei, esibendo i suoi nuovi stadi. Solo parole? Saranno mai all’altezza dell’Emirates Stadium dell’Arsenal a Londra o della Allianz Arena del Bayern a Monaco? Sponsorizzatissime astronavi di vetro, acciaio, cemento e luci, piene di moderni shop del club, ristoranti, bar, centri commerciali, centri convegni, musei dei club, e utilizzabili anche per concerti e convention varie? Stadi dove la partita sembra quasi di giocarla. E quando l’allenatore si alza in piedi – capita ad esempio allo Stamford Bridge del Chelsea – dà fastidio agli spettatori che sono subito dietro.In Italia la Juve ha anticipato i tempi, nel luglio 2011 inaugurerà un nuovo stadio Delle Alpi che si chiamerà anche questo col nome di uno sponsor, essendo l’operazione di "naming right" in proposito è stato sottoscritto un contratto con la società Sportfive la più praticata per recuperare almeno parte degli investimenti necessari alla costruzione. Qualcosa si sta muovendo anche nella capitale con Lazio e Roma. Le uniche tre società quotate in Borsa in Italia essendo il calcio, per natura, attività aleatoria sono quelle che più risentono della mancanza di un asset stabile che garantisca loro una solidità finanziaria di base. Ma a Roma, diciamolo chiaro, sono rimasti per ora alle chiacchiere. In altre città vedi Firenze, Palermo, Genova, Cagliari troviamo progetti già in fase avanzata, ma alcuni di questi sono stati bloccati per i più disparati motivi: non ultimo perfino inchieste giudiziare.Si parla di nuovo stadio anche a Milano. Si vagheggia soprattutto di una nuova casa dell’Inter tra Pero e Rho: 400 milioni di investimento per esibire il futuro complesso nerazzurro durante l’Expo 2015. Ma di concreto poco. Il Meazza di San Siro, rara eccezione in Italia, è uno degli stadi più belli al mondo, ed è dura lasciarlo. Il Milan preferirebbe, in un eventuale futuro, gestirlo in proprio. Ma intanto l’emiro del Dubai Al Maktoum, che dicono pronto a entrare in società con 500 milioni, sarebbe interessato proprio alla costruzione di un futuribile Stadio Milan. A Torino comunque si sono anticipati i tempi. Si è già finito di demolire il "vecchio" Delle Alpi (in realtà inaugurato nel ‘90 per i mondiali) e tra poco si comincerà a costruire. Impianto medio piccolo, estremamente raccolto, l’idea è quella di andare alla partita quasi come al teatro, di creare cioè un rapporto molto stretto col match. Le file più vicine di spettatori si ritroveranno a 7,5 metri dal bordocampo. Talmente vicini che le panchine delle squadre, sul modello inglese, saranno inglobate nelle prime file di spettatori. Allo stesso tempo il tifoso più lontano si ritroverà a 27 metri dal campo, distanza cui si trovava lo spettatore più vicino nel vecchio Delle Alpi. La Juve, cui sondaggi della stessa società attribuiscono 12 milioni di tifosi in Italia e ben 170 nel mondo, ha scelto uno stadio di appena 41.000 posti, con 62 palchi per i tifosi più abbienti. Quasi una scelta di esclusività, un segno stretto di vicinanza tra spettatore e squadra, dopo i quasi 70.000 posti lasciati troppo spesso vuoti nel vecchio impianto.La Juve ha appaltato alle ditte Rosso, Gilardi, Consfer e Morganti i lavori per la ricostruzione. Lo stadio ecologico, per le tecniche di costruzione e soprattutto per il riutilizzo dei congregati della demolizione, totalmente praticabile anche per i portatori di handicap, e ad alta sicurezza (sarà evacuabile in 4 minuti) comporterà un esborso di 105 milioni relativamente basso. Solitamente per un impianto da grande club si parla di almeno il triplo. La società nel 2003 comprò dal comune di Torino per 24 milioni il diritto di superficie sull’area dello stadio per i successivi 99 anni. Da lì cominciò il cammino per realizzare, primo grande club in Italia, un moderno stadio di proprietà. Il progetto degli architetti Suarez e Zavanella è stato integrato dal contributo in design degli studi Giugiaro e Pininfarina, proprio per dare l’idea di un posto fuori dell’ordinario. I modelli della copertura dello stadio, leggera e trasparente, sono stati studiati alla galleria del vento. Previsto ovviamente il museo della Juve con la sala trofei, lo shop ufficiale, e un centro commerciale Conad vicino allo stadio, all’interno di una totale rivisitazione del quartiere intorno.La Juve dispone di studi secondo cui un nuovo impianto, nell’esperienza della Premier League, permette un 51% di incremento di presenze, e un 66% di aumento dei ricavi negli anni subito successivi. Lo stadio è la base del business calcio, altrimenti a rischio.A Roma, si diceva, non si è nemmeno cominciato. Entro il 10 maggio il sindaco Alemanno, che in campagna elettorale si era impegnato molto sui nuovi stadi di proprietà di Roma e Lazio, necessari per il rilancio dei club ad alto livello, aspettava la presentazione dei progetti. Ma non è mai arrivato nulla. Il presidente della Lazio Lotito dispone però di un progetto "Stadio delle Aquile", sulla Tiberina, a Nord di Roma, il cui presunto investimento totale, da lui stesso annunciato, è di ben 800 milioni. Struttura da 55mila posti, all’interno di un grande centro sportivo polifunzionale, con piscina, campi per tutti gli sport e immenso parcheggio. Uno stadio, sempre secondo quanto dichiarato da Lotito, pronto entro il 2012 e raggiungibile via autostrada, ferrovia e perfino via fiume. Ma la stessa cifra dichiarata denuncia forse che siamo praticamente davanti a una specie di quartiere Lazio, ben più di stadio e centro sportivo. Motivo per cui la precedente giunta Veltroni l’aveva bocciato. Ora la palla è ad Alemanno.Sia per la Lazio che per la Roma si parla comunque di stadi lontani dall’attuale collocazione in centro dell’Olimpico, impianto a 5 stelle, assolutamente non l’ideale per il calcio, ma in ogni caso bellissimo. Tant’è vero che ospita la finale di Champions League. Il segreto del successo degli stadi di Londra è la loro collocazione nel centro e la facile raggiungibilità via metropolitana. I due club romani invece, ben decisi ad abbandonare lo stadio del Coni, saranno costretti ad allontanarsi dal cuore della città.La Roma, bloccata sul fronte societario, con i Sensi in difficoltà e fortemente dubbiosi se accettare le offerte dei tanti acquirenti (la cordata tedesca dell’agente Fioranelli e l’industriale farmaceutico Angelini), dice di lavorare duramente al progetto stadio, ma siamo fermi alle parole. Dopo le ipotesi della Magliana, sulla direttrice dell’aeroporto di Fiumicino, la zona Centrale del Latte, lontano dal cuore della città tifosa, la Massimina sulla via Aurelia, ecco spuntare forse una candidatura più seria per Tor di Valle, zona dell’ippodromo del trotto. Noto anche per il filmcult "Febbre da Cavallo".Si ipotizzano investimenti da 250300 milioni, che non si sa come la Roma possa trovare nell’attuale condizione. Ma uno stadio della Roma, e anche della Lazio perché no, chiaramente solleva l’attenzione dei costruttori romani. Massimo Mezzaroma ha parlato di un "affiancamento alla società di un pool di costruttori per costruire lo stadio, senza pretendere guadagni eccezionali, anzi". Un specie di tributo al tifo per la Roma, insomma. Pure Edoardo Caltagirone mostra interesse per uno stadio giallorosso all’inglese. Serve un’area di circa 40 ettari per un impianto da 50.000 posti. Anche se il candidato acquirente Angelini vorrebbe invece un altro mega stadio da 7080mila spettatori. Fuori dalla realtà del calcio italiano di oggi.

14 maggio 2009

Lettera da me scritta e pubblicata su RACE SKI MAGAZINE di Aprile


Gentilissimo Dott.Giaccone,

Le scrivo dopo aver letto con attenzione l'articolo finale di "race

skimagazine" n°104 anzi, con molta attenzione e mi verrebbe da dire nulla di nuovo nell'AOC.

Il problema vero però è che di possibilità l'AOC almeno una l'ha avuta durante l'anno quella da me proposta direttamente, riguardo ai finanziamenti che la comunità europea elargisce generosamente a chi crea progetti degni di interesse (anche in ambito sportivo) . Ebbene a dicembre io feci presente tale possibilità, ma ad oggi ho solo avuto un cordiale colloquio con la segreteria che mi dice che non ha ricevuto risposta da chi di dovere. Credo sia dovereso riflettere su ciò dato che parliamo di un comitato che, stando a quanto dite anche voi, è in crisi economica. Il problema vero però non è il comitato, ma la filosofia dilagante (con rare eccezzioni) che professionalità (come la mia) che vogliano realmente aiutare lo sport cercando di ottenere denaro pubblico con azioni di marketing e comunicazione non siano degne d'attenzione, salvo però così favorire altre federazioni o società sportive che decidono di dare credito spesso restando soddisfatte dei benefici ottenuti. La mia mail vuole solo essere uno spunto di riflessione per tutto il movimento, perchè la professionalità interna od esterna è il punto di partenza per il domani (anche Giorgio Rocca lo afferma a pag.35)

cordialmente

Andrea Annunziata