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29 settembre 2008

I Falchi della stampa: come tutelarsi



Sarà l’ambiente che c’è attorno alle società sportive (l’assenza di una struttura direttiva di tipo aziendale),
sarà l’impossibilità di potersi permettere grandi sforzi economici per migliorare la propria comunicazione, ma alla fine i "falchetti" arrivano sempre.

E’ successo infatti ad un mio cliente di avere la visita di un giornalista che garantisce la pubblicazione degli articoli che altrimenti non sarebbero stati pubblicati in quanto solo tra loro, come una mafietta, permettono (a sua detta) la pubblicazione sui principali quotidiani.
La cosa mi ha lasciato sconcertato e perplesso per due motivi:
personalmente ho redatto una campagna stampa per un altro cliente con risultati interessanti (ALLRUGBY di Ottobre ne parlerà ampiamente)
non è possibile che persone affermate giochino ai ricattini ogni volta che possono e pensare di farlo per lungo tempo

Mio consiglio è quindi di creare un ufficio stampa che vada a diretto contatto con le testate che si reputano importanti, fissando veri appuntamenti presso la loro redazione e cercando di avere per iscritto garanzia sulla pubblicazione.
Solo così ci si riesce a tutelare da persone che sono la riproposizione adulta del bullismo infantile.

22 settembre 2008

Costi e $ponsorizzazioni: diamo una regolata


I costi eccessivi di gestione sono per la vela (Coppa America) e la F1 le sfide del futuro prossimo.
La coppa America ha incrementato lo spettacolo e gli introiti, ma anche i costi ed ormai per i fatti recenti ha perso molto dell’immagine che si era costruita nelle ultime edizioni.
La F1 del mare è andata dritta alla prima curva per una questione di business legata marginalmente alla competizione vera e propria.
Il rischio di certi sport è proprio questo vedere fiumi di denaro investiti senza una logica costruttiva per lo sport di appartenenza ma per il solo scopo di primeggiare.
Prada ha chiuso la sua esperienza per il non sufficiente ritorno avuto dall’avventura velica perché lo scopo era vincere, primeggiare, sempre di più dove lo sport fa rima con denaro il motto "se sei secondo sei ultimo" diventa una amara verità.
Anche i marchi aziendali si fanno prendere da questa frenesia, come se il valore dello sport fosse solo la vittoria, così vediamo in F1 aziende rincorrere piloti e scuderie vincenti con molteplici bollini su tute ed auto, dimenticando scuderie dei paddock vicini che possono trasmettere (a costi inferiori) molti messaggi trasmissibili con le squadre blasonate, Vettel ce l'ha ricordato a Monza.
Ora si pensa a tagliare i costi, ma è la gestione nel suo complesso che non è sempre corretta ed il fine dello sport viene sepolto da mille valori commerciali.

15 settembre 2008

Sport di successo: per divenirlo il problema è il denaro o la dirigenza?



Su un business network famoso è in atto una discussione se siano le risorse umane o il denaro a rendere di successo le aziende.
La stessa domanda potremmo declinarla per lo sport.

Che uno sport sia o meno di successo è questione di denaro o di uomini giusti al posto giusto?

Se già per le aziende la risposta non è univoca, credo che per lo sport italiano le visioni possano essere molteplici, io qui do la mia.
A mio avviso lo sport italiano ha carenza di preparazione e specializzazione a livello dirigenziale, perché se è vero che l’atleta per essere vincente deve andare sulle Ande a fare uno stage di preparazione è vero anche che il dirigente vada a fare corsi di formazione specifica magari anche pagandoli di tasca sua.
So di scandalizzare parecchi, ma nessuno nasce imparato e la professionalità non la si trova al mercato.
Così ho scoperto eventi di sport "minori" (x es. lo skiroll ) con organizzazioni dietro le quinte da fare invidia a società pallavolistiche di medio valore.
Non a caso le prime hanno raggiunto in breve tempo un numero di sponsorizzazioni rilevante che ha permesso di coprire le spese di esercizio con notevole ottimismo per la stagione prossima nonostante la visibilità sui giornali sia assai minima ad oggi, mentre per la società pallavolistica la visibilità è settimanale e anche discreta ma le sponsorizzazioni "reali" scarseggiano.
Quindi è questione di uomini, ma preparati. A volte è necessario un investimento per ottenere risultati, in fin dei conti il contadino getta del seme in terra per ottenere multipli di quanto sparge per campi

8 settembre 2008

comunicato stampa n°4




Sporthink ringrazia il comitato organizzatore della tappa di Coppa del Mondo di Skiroll 2008 effettuata a Torino - Cesana - Pragelato - Sestriere per la passione e la professionalità riscontrata prima, durante e dopo l'evento.
Si complimenta con tutti gli atleti per l'impegno profuso durante tutte le gare.(nella foto la squadra italiana)
Nella speranza che l'esperienza possa ripetersi nelle valli olimpiche.

1 settembre 2008

Dediche olimpioniche: trasformiamo una sconfitta (valoriale) in un punto di forza



Manlio d’Agostino - economista
Da più parti si sente la necessità di una spinta propulsiva che ci proietti verso una stagione economica positiva, ritrovando nella creazione (o meglio nella rivalutazione o riscoperta) di taluni valori essenziali il punto di forza essenziale.
Il binomio sport e valori da qualche tempo a questa parte è ritornato ad essere il fulcro di una cultura formativa caratterizzata dalla capacità di commisurare lo sforzo ed il sacrificio alla capacità di raggiungere determinati risultati (niente più e meno che la creazione di un nuovo sistema competitivo).
In tal senso non può non essere richiamata la certificazione che è stata immaginata tra alcune fondazioni ed associazioni insieme alla Regione Veneto.
Insomma, un sistema "aperto", utile sia alla società tanto alla economia.
Visto il fuso orario ed il programma delle recenti Olimpiadi di Pechino, molti di noi hanno avuto modo di apprezzare le vittorie dei campioni solo attraverso il resoconto giornalistico delle televisioni: in pochi minuti – a pranzo o a cena - un frettoloso riepilogo di "fotogrammi " essenziali di una vittoria o di una sconfitta.
Forse è stato proprio questo che mi ha portato a non fare grande attenzione al medagliere, ma alle parole dei nostri atleti, tutti (o quasi) militari o appartenenti alle forze di polizia.
Pur riconoscendo a ciascuno di loro sforzi e di conseguenza i meriti (anche solo perché non siamo stati coinvolti in casi di doping), spiace sentire che un valoroso sportivo, inviato dal nostro Presidente della Repubblica a rappresentare il proprio Paese (al quale ha giurato fedeltà e che ogni giorno dovrebbe salutare solennemente la bandiera) abbia potuto dedicare a solo "se stesso" la propria vittoria, senza ricordare il lavoro preparatorio di squadra ed il supporto (anche economico) del Belpaese.
Sarebbe stato, magari, auspicabile che lo sport (soprattutto nell’occasione della vetrina olimpionica) potesse essere ancora una volta maestro di valori e di legame alla Nazione, anche solo per non disilludere quei ragazzi che lo praticano ancora con gusto piacere e senza l’obiettivo di diventare famosi o milionari.
La gloria (non solo sportiva ma anche economica) è il risultato di tanti sforzi e sacrifici, esempi e modelli da cui prendere spunto.
La medaglia rappresenta l’attimo in cui si ripaga (appunto con l’oro, l’argento o il bronzo) in modo essenzialmente meritocratico un lungo percorso (nello sport dell’allenamento e nella società economica il saper essere buon cittadino): tanto nello sport quanto nell’economia non abbiamo bisogno di "miti irraggiungibili" ma di "testimoni positivi" che ci possano accompagnare a ripetere - anche nel prossimo futuro - le vittorie del passato.
Mutuando il linguaggio della scherma, rivolgendomi ai nostri olimpionici ("medagliati" e non): … a Voi!



(personalmente ringrazio l'autore dell'aver autorizzato la pubblicazione)