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20 novembre 2009

Canottaggio: Marketing e comunicazione (parte II)

di Margherita Cavaglià






Alcuni dati interessanti dell’anno 2009 resi noti dalla FIC



Ricavi da pubblicità e sponsorizzazione € 177.372,00


Si è ritenuto, per prudenza, di non metter in bilancio alcuna sponsorizzazione che al momento non sia certa. Pertanto si evidenzia il solo ricavo di € 17.372,00 relativo all’accordo con la Victory e quello di € 160.000,00 relativo all’accordo Asics. Resta in essere il contratto con il Cantiere Filippi Lido per le barche in comodato d’uso per un valore delle stesse di € 250.000,00.


Per quanto riguarda le sponsorizzazioni si attuerà una politica per ottenere maggiore visibilità a tutti i livelli con nuove strategie di marketing e comunicazione ed il rilancio del marchio FIC. Questa strategia è rivolta a incrementare le entrate da sponsorizzazioni e pubblicità.


 


Promozione sportiva € 82.000,00


Nella voce Promozione Sportiva sono stanziate le risorse necessarie per coprire le eventuali spese necessarie a sviluppare una politica di promozione sportiva significativa e innovativa.


Costi per la comunicazione € 90.372,00


Si è ritenuto di ridurre la voce in conseguenza di presunti risparmi delle trasferte dei giornalisti ed anche all’ottimizzazione del settore in attesa di trovare i giusti canali per il reperimento di ricavi propri.




M) Media e Marketing - Attività Master.


Oltre all’Ufficio Stampa e Ufficio Marketing (già operanti) si dovrà organizzare una struttura


che curi in particolare la presenza del Canottaggio nelle varie trasmissioni televisive, anche


quelle non sportive, di alta visibilità. Gli Ex Atleti avranno un ruolo importante in questa


struttura per promuovere il nostro sport.


Master: dovranno essere una categoria riconosciuta anche per le Classifiche Nazionali con


regate idonee a promuovere il Canottaggio in tutte le fasce d’età. Allargando il numero di


praticanti Master si potrà allargare anche il numero di Dirigenti in quanto è la categoria che più


li assimila per età e impegni professionali. Il tesseramento della categoria Master dovrà essere


separata dai Senior. Gli Atleti potranno essere tesserati Senior fino a 45 anni.


E) Ex Atleti


Gli Atleti che cessano l’attività agonistica saranno inseriti nei vari settori a loro più idonei per lo


sviluppo del Canottaggio (Allenatori – Dirigenti – Promozione in genere del nostro sport).


F) Canottaggio Femminile.


Questo settore avrà bisogno di un programma di sviluppo diverso da quello maschile. Avrà un


Responsabile di Settore per tutte le categorie che farà parte della Commissione Tecnica


Nazionale sotto il coordinamento del Direttore Tecnico. Nel limite delle possibilità sarà istituito


un Centro Tecnico Nazionale Femminile.


G) Attività Giovanile.


Anche questo settore avrà la stessa caratteristica di quello femminile. Avrà un Responsabile di


Settore per tutte le categorie che farà parte della Commissione Tecnica Nazionale sotto il


coordinamento del Direttore Tecnico. Il Responsabile avrà due compiti molto importanti: uno di


base con promozione e sviluppo del settore (tipo di regata – tipo di imbarcazione su cui


gareggiare – calendario remiero) e uno di vertice per individuare e seguire i "potenziali" talenti


(controlli fisici e fisiologici – crescita pisco/fisica – attività scolastica).


H) Università.


Questo punto si divide in 7 parti:


1) Atleti che sono studenti universitari (appartenenti sia ai C.U.S. che ad altri Affiliati) devono


essere maggiormente coinvolti negli impegni agonistici universitari nazionali e internazionali.


Nel 2009 a Belgrado si disputeranno le Universiadi dal 1 al 12 Luglio e non possiamo


pretendere che il CUSI prenda in degna considerazione una federazione che non prepari un


progetto mirato a questa importantissima manifestazione internazionale. Le Universiadi


successive si disputeranno in Cina e Turchia dove il Canottaggio sarà presente.


2) Diffondere il Canottaggio nelle università seguendo l’esempio di molti paesi anglosassoni.


3) Mantenimento dei College Remieri Universitari attualmente in attività.


4) Ripristinare il College Remiero di Piediluco aperto ad Atleti/e Senior dove oltre che


nell’allenamento dovranno impegnarsi nello studio universitario, presso l’Università di Terni o


altre strutture.


5) Coinvolgimento di ricercatori delle materie inerenti al Canottaggio presso le università.


6) Stabilire un contatto diretto con le università in modo che il Canottaggio possa diventare


disciplina di studio universitario, l’università diventerebbe quindi punto di scambio culturale


sportivo.


7) Ripristinare i corsi di aggiornamento per i Docenti di Educazione Motoria delle scuole medie


1° e 2° grado.

12 novembre 2009

il canottaggio: comuncazione e marketing (parte I )



Prima di lasciare spazio all'articolo, l'occasione ci è grata per introdurre a tutti voi ua nuova professionalità che entra in Sporthink.


E' l'autrice di questo articolo: Margherita Cavaglià.


Ex-atleta di canottaggio ad alto livello, ha dimostrato sin da subito la sua passione per lo sport e le sue competenze e brillanti deduzioni in ambito di marketing sportivo.


Le auguriamo una buona permanenza in Sporthink.


Andrea Annunziata







di Margherita Cavaglià




Uno dei tanti problemi che affliggono lo sport del canottaggio è sicuramente la sua scarsa visibilità


E’ un fatto che, in un mondo nel quale è forse più importante apparire che essere, questo nostro sport non riesce a conquistarsi gli spazi necessari per acquisire una presenza, una credibilità e trovare di conseguenza nuove risorse umane e finanziarie.

Nel tentativo di raccogliere materiale in merito a questa problematica ho trovato un articolo di Fermo Reggiani pubblicato sulla rivista "IL CANOTTAGGIO" nel marzo 1951 riguardante la difficoltà del canottaggio a farsi conoscere dai media.


E’ impressionante constatare come a distanza di così tanti anni e in presenza di tecnologie e mezzi di comunicazione molto evoluti, poco sia cambiato.


Ritengo utile aprire un dibattito sul problema al quale spero vogliate partecipare numerosi, in modo che possa diventare un blog di discussione aperto a tutti ed un punto di riferimento e di incontro per atleti, appassionati, tecnici ecc...


Facendo diverse ricerche sul web ho trovato numerose informazioni sulla comunicazione e il marketing rilasciate dalla FIC e dal CONI e sembra che i buoni propositi questa volta non manchino e che le idee e i progetti siano i benvenuti!


Si prendono in considerazione tematiche interessanti come:


-il ruolo delle società e le loro possibilità di sviluppo


-il loro rapporto con la federazione


-la comunicazione interna


-la comunicazione verso il mondo esterno


-l’immagine e il ruolo del canottaggio nel mondo dello sport e della società italiana


-la risalita verso i nuovi media


-il canottaggio femminile*


-la promozione nelle scuole e l’attività giovanile*


-comunicazione e immagine*


-media, marketing e cat. Master*


-università*


-affermazione di una nuova cultura sportiva solidale ed eco compatibile


-analisi statistiche di costume e di contesto ambientale


-aggiornamento tecnologico e architettonico dell’impiantistica sportiva



*(voci completate da approfondimenti in riguardo in un prossimo intervento)



Le opportunità non mancano quindi perchè non dare più visibilità a questo sport che è composto da giovani promesse, passione, natura, sacrifici, soddisfazioni e tanti insegnamenti?


Da ex atleta della società remiera Sisport Fiat posso dire che per me i dieci anni di agonismo insieme al mio allenatore sono e resteranno grandi maestri di vita.


Vi sembra giusto che un calciatore in nazionale guadagni fior di miliardi mentre un canottiere allo stesso livello non percepisce nemmeno un quarto dello stipendio di un calciatore?


Tutto ciò perchè il calcio ha un ottima visibilità, le aziende fanno grandi investimenti in sponsorizzazioni.


Penso che un canottiere come qualunque altro atleta di sport minori per arrivare in alto ci mette la stessa passione e sicuramente si imbatte tutti i giorni in allenamenti più faticosi e quando va in trasferta o ai raduni non dorme in alberghi a 5 stelle, non va in giro con la velina e nemmeno con la macchina da 80.000 euro.


Ritengo che questi atleti innamorati dello sport, faticano per la pura soddisfazione di una bella medaglia al collo nonostante quel primo posto non gli faccia fatturare miliardi!


Sono sicura che se Sky, Mediaset o Rai iniziasse a far conoscere la storia, la passione, la disciplina di questi sport minori come il canottaggio buona parte delle persone ne rimarrebbe colpita.


Basti guardare il nuoto che fino a qualche anno fa non era seguito più di tanto e da quando ha investito sulla comunicazione come per miracolo ecco tutte le gare in televisione, ecco atleti ospiti in diverse trasmissioni sportive e non, ecco nuove aziende pronte a sponsorizzare idem per il rugby che negli ultimi anni in Italia ha fatto passi da gigante .


I buoni propositi da parte della federazione adesso ci sono, è il momento giusto per investire in una nuova politica di promozione SPORTIVA, SIGNIFICATIVA e INNOVATIVA come avviene già in Australia, Inghilterra, Francia e Nord America dove il canottaggio non è più uno sport minore.

il suicidio Enke e la gestione dei campioni


E’ notizia di pochi giorni fa della tragica morte di Robert Enke, portiere della nazionale tedesca.

La notizia triste di per sé merita un approfondimento alla luce dello sport business e del marketing in esso usato.

Infatti negli ultimi mesi sono stati molti, troppi, i decessi di giovani atleti apparentemente felici e a cui nulla (di materiale) mancava.

La domanda quindi è sempre quella: "Perché?".

L’argomento assai complesso però può essere semplificato se si va all’origine del comportamento autodistruttivo di alcuni di questi atleti.

Lo sport-spettacolo o sport-business che dir si voglia, genera stress eccessivo causato da aspettative esasperate e ingiustificate.

Si caricano persone di giovane età di responsabilità che neppure in età adulta molte persone riescono a sostenere, queste persone dal carattere fragile, non supportate da un sostegno psicologico adeguato, finiscono con lo spezzarsi come un giunco cadendo nella droga, nel doping o nel più drammatico dei casi nel suicidio.

Esempi recenti in questo ambito sono stati Pantani, Vanderbrouke e Agustin Sagasti.

Molto importante quindi è l’ambiente circostante al campione (la società sportiva, la federazione, i consulenti personali) che non devono spremere come un limone l’atleta per trarne il massimo profitto, ma accudirlo in salute e infermità per renderlo persona migliore.

Questo è il compito dello sport tutto, lo show business può massimizzare i profitti senza snaturarne la missione.

Lo sfruttamento dell’immagine quindi non deve divenire uno sfruttamento dell’atleta e della sua personale sensibilità.