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1 settembre 2008

Dediche olimpioniche: trasformiamo una sconfitta (valoriale) in un punto di forza



Manlio d’Agostino - economista
Da più parti si sente la necessità di una spinta propulsiva che ci proietti verso una stagione economica positiva, ritrovando nella creazione (o meglio nella rivalutazione o riscoperta) di taluni valori essenziali il punto di forza essenziale.
Il binomio sport e valori da qualche tempo a questa parte è ritornato ad essere il fulcro di una cultura formativa caratterizzata dalla capacità di commisurare lo sforzo ed il sacrificio alla capacità di raggiungere determinati risultati (niente più e meno che la creazione di un nuovo sistema competitivo).
In tal senso non può non essere richiamata la certificazione che è stata immaginata tra alcune fondazioni ed associazioni insieme alla Regione Veneto.
Insomma, un sistema "aperto", utile sia alla società tanto alla economia.
Visto il fuso orario ed il programma delle recenti Olimpiadi di Pechino, molti di noi hanno avuto modo di apprezzare le vittorie dei campioni solo attraverso il resoconto giornalistico delle televisioni: in pochi minuti – a pranzo o a cena - un frettoloso riepilogo di "fotogrammi " essenziali di una vittoria o di una sconfitta.
Forse è stato proprio questo che mi ha portato a non fare grande attenzione al medagliere, ma alle parole dei nostri atleti, tutti (o quasi) militari o appartenenti alle forze di polizia.
Pur riconoscendo a ciascuno di loro sforzi e di conseguenza i meriti (anche solo perché non siamo stati coinvolti in casi di doping), spiace sentire che un valoroso sportivo, inviato dal nostro Presidente della Repubblica a rappresentare il proprio Paese (al quale ha giurato fedeltà e che ogni giorno dovrebbe salutare solennemente la bandiera) abbia potuto dedicare a solo "se stesso" la propria vittoria, senza ricordare il lavoro preparatorio di squadra ed il supporto (anche economico) del Belpaese.
Sarebbe stato, magari, auspicabile che lo sport (soprattutto nell’occasione della vetrina olimpionica) potesse essere ancora una volta maestro di valori e di legame alla Nazione, anche solo per non disilludere quei ragazzi che lo praticano ancora con gusto piacere e senza l’obiettivo di diventare famosi o milionari.
La gloria (non solo sportiva ma anche economica) è il risultato di tanti sforzi e sacrifici, esempi e modelli da cui prendere spunto.
La medaglia rappresenta l’attimo in cui si ripaga (appunto con l’oro, l’argento o il bronzo) in modo essenzialmente meritocratico un lungo percorso (nello sport dell’allenamento e nella società economica il saper essere buon cittadino): tanto nello sport quanto nell’economia non abbiamo bisogno di "miti irraggiungibili" ma di "testimoni positivi" che ci possano accompagnare a ripetere - anche nel prossimo futuro - le vittorie del passato.
Mutuando il linguaggio della scherma, rivolgendomi ai nostri olimpionici ("medagliati" e non): … a Voi!



(personalmente ringrazio l'autore dell'aver autorizzato la pubblicazione)

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