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19 aprile 2011

Doping & ciclismo: basta giustificazioni


Prendo spunto dagli ultimi avvenimenti relativi al doping e dall'errore di comunicazione che il ciclismo nel suo complesso stanno facendo ormai da anni e a causa del quale sono divenuti (a torto o a ragione) lo sport emblema del doping mondiale.
Infatti a differenza di tanti altri sport,dall'atletica al rugby, dove l'atleta o il gruppo di atleti trovati colpevoli vengono isolati e condannati da tutto l'ambiente sportivo, nel ciclismo esiste questa tacita e non tacita solidarietà con i dopati.
Ciò causa fastidio a coloro che vedono nell'atleta dopato un colpevole e non una vittima di un non ben precisato sistema, così come viene presentato dai vari corridori o ex-corridori.
In tal modo il ciclismo allontana sponsor e appassionati ormai consci di vedere atleti dopati tra i vincenti e quindi risultati falsati.
Per uscire da questa empasse servirebbe una presa di coscienza collettiva di un problema presente ed incancrenito, forse meno di quel che sembra ma in ogni caso da chiarire apertamente attraverso anche le pagine dei giornali.
Buona creanza poi sarebbe il silenzio se non la condanna dei colpevoli e non le ripetute giustificazioni ed accuse di fare del ciclismo lo sport "capro espiatorio" o che in realtà anche altrove esiste il doping ma non fa comodo vederlo (per non parlare degli atteggiamenti in corsa verso chi collabora con la giustizia e degli atteggiamenti omertosi della maggioranza dei ciclisti)...non è questo quello che serve.
Ciascuno deve guardare nel proprio giardino e fare in modo che non vi creascano erbacce senza guardare se e quanto le stesse crescano altrove.
Un detto cinese dice che: "quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito"....speriamo che il ciclismo cominci a guardare la luna e a puntare ad essere bianca come lei...

PS:A proposito nuove richieste di liberalizzazione di alcune pratiche di doping sono state chieste dalla cricca che segue Riccò (facendo eco alle scellerate idee di Veronesi) che servono solo a creare scuse ed alibi a chi del ciclismo non è altro che un vampiro e non certo un appassionato.

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