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3 maggio 2010

CHAMPIONS LEAGUE : LE RAGIONI MANAGERIALI DI UN’AUSPICATA SCONFITTA DELL’INTER


Può sembrare anti-sportivo augurare all’Inter di perdere la finale.
Si potrebbe pensare che è lo sfogo di un romanista o di uno juventino che ce l’ha con Moratti, ma non è così.
Le ragioni stanno molto più a monte e riguardano l’organizzazione del nostro calcio.
Quattro anni fa scoppiata calciopoli in molti cominciarono a sperare in un calcio rifondato nei valori etici e che sarebbe cresciuto inseguendo e raggiungendo le leghe leader in europa (premiership inglese, bundesliga tedesca, liga spagnola).
Dopo quattro anni ci ritroviamo con stadi scomodi ed antiquati, con ultras che dettano alle società persino i risultati delle partite, si veda la Lazio di ieri sera, e la mancanza di programmazione delle società.

Per comprendere meglio quanto finora detto andiamo ad analizzare le quattro semifinaliste di Champions.

- BARCELLONA: non è solo una delle squadre più ricche del mondo, è anche una società capace di programmare il suo futuro. La squadra era al 90% con giocatori cresciuti nel vivaio interno e quindi con costi contenuti. Lo stadio è di proprietà e i ritorni economici vengono in buona parte dal merchandising, dal museo e da altre attività non collegate direttamente con la partita (leggi biglietti stadio)
- LIONE: come il Barça ha una capacità da leader in Francia nel marketing e nel vendere il proprio merchandising, ancora indietro nel vivaio riesce però a scovare campioni a basso costo in tutta europa rivendendoli poi a costi maggiori.
- BAYERN MONACO: ineccepibile dal punto di vista del bilancio, in Germania sono severe le regole della Bundeliga a riguardo, chi sgarra è in serie B. Per questo si vedono campioni venuti dalla primavera che si mescolano abilmente con stelle comprate da fuori che valorizzano l’intero organico e che permettono un salto di qualità e l’approdo alla finale di Madrid.
- INTER: ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli….
S.Siro sarà la scala del calcio ma i seggiolini sono tra i peggiori non sono all’altezza del nome che porta, prendete uno stadio tedesco qualsiasi guardate le foto e capirete che non è uno stadio all’avanguardia. La squadra è poi formata da quasi soli stranieri per i quali si è speso più di 150 miliardi delle vecchie lire, con risultati al di sotto delle aspettative, i prodotti della primavera vengono mal gestiti e quando si affermano (vedasi Balotelli) si è incapaci di indirizzarli correttamente. Insignificanti i ritorni dal merchandising, nulle altre voci di ritorni economici.

Un modello di gestione come questo con l’avvento del FAIRPLAY FINANZIARIO non potrà essere vincente.
Il problema è che in Italia tutti dicono di voler cambiare modello di riferimento ma pochi sono gli esempi di un cambio di rotta (Milan, Roma per il taglio dei costi di personale; Lazio, Fiorentina per un progetto che porti a degli utili; Juventus per un progetto che porti ad un autofinanziamento capace di supportare ambizioni europee e mondiali)

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Mi rivolgo al mondo dello sport, e al calcio professionistico in particolare, per sensibilizzare tutti a rendersi conto della situazione finanziaria del paese. Siamo tutti orgogliosi del successo dell'Inter in Champions League, ma ora dobbiamo dare dei segnali forti che ci sono dei limiti da rispettare."

24/05/2010 GIANNI PETRUCCI


noi lo dicevamo già 20 giorni prima
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