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19 ottobre 2009

World Cup 2010 la tampa di Klaus Davi: ovvero il calcio non si gioca da Simona Ventura




Giorni fa (il 15 ottobre per essere precisi) ho letto un articolo sui mondiali di calcio che avrebbe fatto sorridere se l’opinioni scritte non fossero di uno dei massmediologi più in voga del momento, sto parlando di Klaus Davi.
Costui asserisce (e cito letteralmente dall’articolo) che: "Nasce, forse per la prima volta, un serio problema di comunicazione.
Potrebbe addirittura minare il sistema del calcio internazionale, che ha bisogno di questi grandi personaggi, forti testimonial, amati dal pubblico e collegati alle grandi aziende
".
Sta infatti commentando il fatto che molte nazionali con super-campioni non si siano qualificate e che quindi non giocheranno quest’estate in Sud-Africa.
Klaus Davi non ha dubbi: "Si pone un forte problema di comunicabilità del Mondiale senza gli
eroi amati dalla gente. Il calcio dovrà essere così bravo da creare nuovi eroi, storie, personaggi,
altrimenti sarà dura". Le conseguenze? "Ricadute in termini di sponsor, calo di audience, minori
investimenti con scarso appeal: ripeto, il calcio senza i suoi eroi non può stare in piedi. C’è il rischio di un Mondiale di serie B
".


Evidentemente a furia di parlare di tutto Klaus Davi non sa neppure di cosa parla.


Sono ormai anni che le grandi nazionali non presenziano o giocano male i mondiali (pensiamo al Brasile, all’Argentina o all’Inghilterra assente nel 2006) eppure tutti ricordano personaggi e squadre che prima non si aspettavano così forti (la Repubblica Ceca, le squadre africane, l’Ukraina….). Non solo il business proprio per questa espansione di entusiasmo è in crescita di fatturato e praticanti ovunque sul pianeta.


Davi si è dimenticato di un fatto: lo sport crea e fagocita i suoi campioni a ritmo continuo.

Gli esempi sono infiniti e sono presenti in tutti gli sport, Davi fa un errore d’approccio notevole ed elementare, guarda al mondiale come al luogo dell’apparire campione mentre il mondiale sarà la massima espressione dell’essere atleta così come lo sono le olimpiadi per gli altri sport.
Ha quindi perfettamente ragione Battista Servegnini a dire: "Gli stadi in Sudafrica saranno comunque pieni, con o senza Cristiano Ronaldo in campo, e la pubblicità non subirà contraccolpi. L’interesse per il fenomeno World Cup sarà superiore rispetto alla forza pubblicitaria di un singolo calciatore. Vedrete, magari un inaspettato derby tra le tante squadre africane, o tra le due Coree, attirerà molto più interesse di quanto si possa oggi immaginare".

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